ASILO

Trondheim, 25 agosto 2018

E’ iniziato l’asilo. Sono due mesi che ci prepariamo all’evento. Si’, perche’ due mesi circa prima che il bimbo inizi a frequentare l’asilo nido, ricevi a casa un plico di fogli formato ‘libretto di istruzioni’ in ventisette lingue. Solo che e’ scritto solo in Norvegese. Ci metti una settimana solo a leggerlo.

Pero’ c’e’ scritto tutto: informazioni sull’asilo, istruzioni su come e quando andare a portare e/o a riprendere i bimbi, come parlare ad un bambino, come parlare con le maestre, che app si usano per le comunicazioni, giorni di chiusura, alimentazione… e soprattutto: elenco di vestiti da lasciare all’asilo. Due pagine scritte in formato ‘controindicazioni dell’aspirina’.

Pantaloncini corti, lunghi leggeri, lunghi pesanti, lunghi lana, maglietta manica corta, manica lunga cotone, body cotone e body lana manica lunga, cappello cotone, cappello lana, guanti pioggia, guanti lana, copri gola leggero e di lana, stivali acqua, tuta anti-acqua, tuta ‘tecnica’ per giocare fuori per la mezza stagone e tuta da sci invernale, stivaletti invernali, scarpe da ginnastica, ciabattine, calze (cotone, lana, antiscivolo, calzettoni), bavaglina, pail, maglione lana, maglione cotone, borraccia, cappello sole, crema sole, crema per il freddo, crema sederino arrossato, pannolini, garzine, eventuali medicinali..

Forse mi sono dimenticata qualcosa. Ah, gia’, la forchettina, perche’ i bimbi mangiano con le mani ma Carlotta e’ abituata a mangiare con la sua forchettina, quindi aggiungiamo pure un set posate.

Insomma, il primo giorno di asilo arrivi con la valigia, il contenuto della quale finisce distribuito nei vari armadietti e ripiani sui quali luccica, tra lustrini e qualche stellina argentata, il nome del tuo bimbo.

All’inizio pensi di tenere pulite le tute per giocare fuori ogni giorno. Poi capisci che e’ una impresa impossibile, quindi arrivi con altre giacche e cappelli, che nascondi da qualche parte, in modo da riportarti a casa tuo figlio, dopo avergli tolto le tute ricoperte di sabbia e acqua, in uno stato decente. Non dico accettabile, semplicemente decente, o comunque devi fartelo andare bene. Diciamo che, quando la maestra ti accoglie dicendo che ‘Carlotta adora giocare nella sabbia bagnata’, lei lo dice un po’ come a volerti comunicare che e’ inutile che la tua faccia sia cosi’ scioccata nel vedere che sotto a quel cumulo di palta che corre c’e’ tua figlia, te ne devi fare una ragione.

E cosi’ si cresce assieme. Lei felice come non mai, alla scoperta di un mondo tutto nuovo senza che nessuno la rincorra per pulirle mani o bocca, io che compero solo vestiti di colori scuri dopo che ho bucato le maniche delle magliette nuove a furia di lavaggi per cercare di pulirle come si deve. Lei che, appena esce di casa, si infila nella prima pozzanghera che vede, ridendo di gusto, io che ho imparato a non svenire ogni volta che me la trovo davanti coperta di palta e fradicia come una rana.

La cosa alla quale e’ piu’ difficile adattarsi e’ il cibo. Qui anche i bimbi si mangiano il matpakke, ovvero pane con su spalmato qualcosa. Che in genere e’ cibo in tubi con nomi tipo ‘ formaggio al bacon’ o ‘fegato di pesce’ o ‘crema di uova di pesce’ o ‘formaggio al prosciutto’. Insomma, tutta roba che farebbe rabbrividire un qualsiasi nutrizionista che lavora per le mense degli asili italiani. A questo punto, meno male che Carlotta ha mille allergie e che non puo’ mangiare cibi con tanti conservanti, o si copre di simpatiche bolle e diventa color amarena. Cosi’ le sue colazioni e pranzi e merende sono solo pane con formaggio fresco spalmabile, verdura e frutta. Certo, a casa fa la prima colazione e la seconda merenda, e non oso dire cosa non mangia a cena. Ma abbiamo trovato il nostro compromesso e comunque andiamo avanti imperterriti a mangiarcelo con la forchetta, il panino, da bravi bimbi abituati ai piatti caldi italiani.. chissa’ mai che il pane non si trasformi in un piatto di pasta fumante..

Del resto, ci abbiamo provato a parlare del ‘problema cibo’. Alla prima riunione genitori, per la precisione.. tanto per farci amare subito, diciamolo. Dopo la mia esposizione, mascherata da parole gentili ma diretta come una falciatrice, una mamma (norvegese, ovviamente) ha fatto un commento che ha riassunto in breve il divario culturale sull’argomento. Ha detto, parole testuali, che se lei potesse mangiare pane e brunost -formaggio norvegese dolce/piccantino/salato al caramello- tutti i giorni e in ogni momento della giornata, sarebbe felice. Vi dico solo che mi zia, italiana, che insegna nutrizione, quando lo ha provato ha detto che capisce perchè in Norvegia il tasso di suicidi sia così alto. Insomma, la mamma dentro di me è svenuta, mentre dalle mie labbra usciva, con un fintissimo sorriso, un flebile ‘ne parliamo a casa’, in risposta a Gabriele che, a quelle parole, era saltato sulla sedia urlando ‘ma questa e’ rinco…, cos’ha, quattro anni?’ Per farla breve: quel singolo episodio ci ha fatto capire che non c’è proprio speranza, tanto vale cucinare polpette per la merenda delle 16 di Carlotta e farle fare ogni mattina una colazione da sciatori.

Abitudini alimentari a parte, l’asilo norvegese e’ un mondo fantastico, fatto di scoperte e liberta’, tra natura e musica, canti e tante maestre sempre rilassate e sorridenti che hanno un rapporto fantastico con i bimbi e li trattano come dei piccoli ometti e donnine, creando un ambiente meravigliosamente stimolante dove poter crescere sereni.

Del resto non potrei avere dubbi visto che, gia’ alla vista del cancelletto d’ingresso della piccola casina rossa, affacciata sul fiordo di Trondheim, circondata da giochi e natura, il viso di Carlotta si illumina di un sorriso che mi riempie ogni volta il cuore.

A presto

Arianna